mercoledì 19 maggio 2004

28 luglio 1917


Mi siedo accanto a una persona durante una cena: su tutto il tavolo regna una profonda solitudine, e ognuno vorrebbe poter parlare di se stesso. Allora comincio a conversare con una signora, e la lascio parlare. Dopo qualche tempo lei dice: "Finalmente ho trovato qualcuno che mi capisce!".

A quel punto mi prega di tornare alla cena successiva. Io, di solito, rifiuto una prima e una seconda volta; alla terza, generalmente vado, perchè non voglio mostrarmi scortese. Poi noto che la donna vorrebbe che entrassi nella sua vita: desidera vedermi più spesso, parlarmi di più di se stessa, dei suoi giorni tutti uguali, dei suoi problemi. Se è sposata, dice sempre: "Mio marito è una brava persona, ma non mi ascolta. E' come vivere con un estraneo, dopo tanti anni...". E continua a parlare.

Io non voglio che queste cose continuino a ripetersi nella mia vita! Basta con il tentare di capire la gente! A me interessano le persone, ma in un senso più ampio, come parte dell'universo. E' importante che io piaccia loro, ma non posso permettere che questo tipo di affetto dia agli altri il diritto di possedermi.

Con te le cose sono diverse, perchè sono belle e intense, e io provo il desiderio di abbandonarmi. Spesso, durante le nostre conversazioni, io capisco subito quello che vuoi comunicarmi, prima ancora che tu finisca la frase.

Non credo che dipenda dal tempo che trascorriamo insieme, ma piuttosto dalla nostra capacità di crescere durante quel tempo.

(Kahlil Gibran a Mary Huskell, da Lettere d'Amore del Profeta)

3 commenti:

  1. Che dire? Mi pare giusto. Diventare valvola di sfogo, no! Non si può proprio... a meno che tu non lo faccia per lavoro. Stai bene e a presto. Cyrano.

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  2. sarà che mi piacciono quelli con il naso grande ma concordo con il toccatore che ha scritto prima di me,buon sabato!!

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  3. ...grazie...buona settimana a tutti e due. MaggieB

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