lunedì 23 novembre 2009

Il Re del modellismo

http://www.youtube.com/watch?v=qaFYvqcL6DE&feature=related

Ci sono momenti belli e momenti brutti nella vita di ognuno di noi. E poco importano i fatti esatti, siamo di passaggio, può accaderci di tutto, o anche niente, l’importante è la capacità di vedere oltre i luoghi comuni, saper assaporare le cose semplici restando fuori dalla banalità. Sembra una definizione un po’ troppo filosofica, lo so, soprattutto per me che amo i sapori un po’ più concreti della mera filosofia, eppure mi è venuto  in mente in questi giorni, che ho avuto più tempo del solito per pensare.  Il pensiero parallelo è un po’ la mia costante, a volte l’ho creduto  una forma di follia, poi mi  hanno rassicurato che i pazzi si credono normali, ma provate voi ad avere una specie di voce narrante dentro, la sensazione di vedervi, sdoppiarvi, e mentre prendete parte a qualcosa avere un pensiero che commenta o fa supposizioni, trova didascalie. A volte mi sono vergognata di questo, specie se accadeva in situazioni particolari, che a mio avviso richiedevano la totale dedizione, ora cerco di accettarlo come parte di me. Forse è solo conseguenza del raziocinio che mi impongo, e che non riesce mai completamente a coprire la mia vera natura.  Comunque questa settimana il pensiero parallelo ha avuto libero sfogo, mentre più volte facevo avanti e indietro dalla città dove vivo, alla Val d’Orcia, a Grosseto, con il solo accompagnamento di un’emittente radio (di solito non ascolto la sola musica, mi porta troppo via e più di una volta mi sono “risvegliata” da qualche parte inconsapevole della strada percorsa).  


Faccio parte di una famiglia di poche persone, che hanno sempre vissuto lontane ma sono affettivamente molto unite. Mio padre, suo fratello e sua sorella, si sono separati giovanissimi. Nonna morì in un bombardamento, mio padre aveva 14 anni, zio 18, zia 20. Credo che quella tragedia li abbia uniti indissolubilmente. In loro, ad ogni incontro, ho sempre visto l’affetto palese, profondo, pur dopo mesi e mesi di lontananza.  Ognuno con una vita altrove, ma forte di quel loro legame. Ed è un legame che amo molto, che sento mio, per me che non ho radici se non in quella terra di Siena, dove praticamente non ho vissuto mai, ma dove stranamente riesco a ritrovarmi. Non so spiegare bene, non si tratta di un sentimento edonista perché sono luoghi fashion. Io lì dormo bene, sono meno inquieta, è qualcosa di emotivo ma anche fisico. La mia essenza che si sente a casa. A parte questo non potrei viverci, se non per brevi periodi, è una realtà che mi sta stretta, proprio come un grande albero, che ha bisogno di bucare la terra, allungarsi fuori e crescere, aprendosi sotto il cielo immenso. 


Mai come in questa settimana, che è stata intensa, caotica, dolorosa, interminabile,  ho capito come in ogni attimo ci sia un po’ di banale, di patetico, e di prezioso. Questa è stata la settimana senza sale, con un po’ di amaro e un pizzico di dolce. E mentre mio zio se ne andava proprio davanti a miei occhi, lasciandoci muti di sorpresa, io pensavo a quella morte che pareva un sonno, che d’improvviso era un mistero come mai mi era sembrata prima. 
Mentre cercavo un motivo per accettare l’accaduto ho pensato alla vita. Mentre mi sdoppiavo dal dolore pensavo all’incanto. Le tracce di tutti noi in quello che resta.


 “E’ morto il re del modellismo”, ha intitolato la cronaca della città, un gesto di affetto di coloro che, non familiari, hanno voluto inviargli un saluto, ricordando la sua passione per quel mestiere che si era scelto moltissimi anni prima. “Dimostrava 15 anni meno dei suoi anni... non amava la popolarità”.  Era un uomo con i piedi per terra che sapeva amare persone e cose, aggiungo io. I suoi modellini vivevano, usciva 4, anche 5 volte al giorno col suo Balzac, sentiva di far felice il suo cagnone fedele e amava condividere la sua gioia. Poi tornava a casa raccontando che ci aveva messo tanto perché era il cane ad “averlo portato giù giù fino alla questura”.   Era una persona seria che sapeva ridere. Non l’ho mai visto mostrare disprezzo, non l’ho mai sentito parlare con amarezza. Nella malinconia dei ricordi il pensiero parallelo mi mostra i luoghi comuni, “coloro che se ne vanno sono sempre i migliori”, e “i ricordi che restano sono spesso belli”, ma la verità è che questi sono solo in parte ricordi miei, per lo più sono tracce raccolte in giro, osservate in persone che testimoniavano il loro affetto.   


Mentre il prete officiava, e parlava dell’aldilà, e reagiva al grido di mia zia, che davanti a tutti urlava il suo dolore negando il mistero della fede, per quel suo non accettare il caso, un furgone che cieco di fretta 3 settimane fa passava mentre zio attraversava le strisce con Balzac, in quell'attimo il pensiero parallelo mi diceva che in fondo tutto è comunicazione, anche questo, ed è un peccato  che la religione a volte non abbia  il linguaggio giusto per parlare a chi è invaso dal dolore. Perdere la fede davanti ad una grande perdita è un clichè, eppure, perché la fede unisce ma la religione divide?






Niente accade per caso, sono fatalista. Credo nel disegno io, per questo “subisco” il mio destino aspettando che arrivi anche per me la meritata gioia. Ed è meraviglioso vedere la felicità di mio cugino che ha appena saputo di diventare  padre per la prima volta. Una nuova vita contro la perdita di una persona importante e cara. Altro clichè, eppure il mistero della vita e della morte è proprio questo. Tutto finisce ma non c’è fine. Restano le tracce. Resta ciò che ognuno è capace di raccogliere

Zio non ha sofferto, c'è un disegno anche in questo, ha dormito tutto il tempo fino al nostro arrivo. E mi sono chiesta quale fosse la ragione per cui non ci ha lasciati subito. Se n’è andato da solo, proprio al momento in cui anche noi eravamo davanti a lui, dopo giorni in cui ci siamo uniti con visite, telefonate, messaggi. Sono stati giorni durissimi e strani per me, trascorsi in auto in mezzo al traffico pesante, o in case lontane a prendermi cura di anziani da consolare, con le sere e le nottate al computer a recuperare le ore di lavoro, senza dormire, piene di caffè. Giorni in cui ho pianto pochissimo, pieni  di abbracci, e mani strette, e carezze.  Mia cugina mi ha sorpreso chiamandomi cara così tante volte. Lo so, lo sappiamo, ma non siamo solite dircelo.

Oggi ho tentato inutilmente di seguire un film, “Domenica, maledetta domenica”. E’ il genere che di solito piace a me (si, Van Damme non è il mio tipo), con personaggi appena trasgressivi,  mediamente inquieti o comunque non convenzionali, storie che mostrano le emozioni dei personaggi. Quelle vere, non come usa in molti film americani,  dove per mostrare emozione si fa fare una cantatina a qualcuno. Oggi però il film non lo seguo, manca la sincronia. E’ qualcosa di sottile, malinconico e dolce. 

Ho sempre pensato che la vita sia un po’ come una musica, tutto è soggettivo  certo, ma credo che in una melodia siano necessari dei toni drammatici  perchè ti tocchi dentro veramente. E allora così come si passa da note più delicate ad altre, magari singole, più forti, così forse è la vita. Io voglio la notte, una falce di luna, la luce del primo mattino e la nebbia che ho visto ieri. Voglio la luce, la gioia e il melodramma, la dolcezza della malinconia e sfinirmi di brividi. Voglio essere buona, e generosa, e vedere tracce di me in chi amo.  Sono un’inguaribile romantica, lo ammetto, e lo sarò fino alla fine.  Ora vorrei poter godere della dolce ebbrezza di un buon vino dimenticando ogni conseguenza.

Il pensiero parallelo è silenzioso. so che sto “sedimentando”. Prima o poi ogni dato verrà elaborato e allora forse sarò più ricca, più matura spero.  

Tutto finisce ma non c’è fine. Restano le tracce. Resta ciò che ognuno è capace di raccogliere. 

2 commenti:

  1. La Fede è mettersi nelle mani di Dio con la fiducia che tutto quello che accade  potrà anche farti soffrire ma non sarai mai abbandonato dal Grande Consolatore.

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  2. Io credo, prima di tutto, che la fede non si possa spiegare, la senti e la accetti oppure no. Per questo motivo penso che parlare di consolazione a qualcuno la cui fede è poco radicata e a cui hanno appena portato via il marito sia un argomento assolutamente non convincente. Resta inteso che ci sono persone con cui non esistono argomenti sufficienti, resteranno sempre scettici, ma anche a me, che credo, a volte infastidiscono  certi discorsi un pò troppo "astratti" che ho udito da persone praticanti. Per essere più esplicita, con un esempio, io non "odio" chi ha investito mio zio, non gli dò dell'assassino come invece ha fatto mia zia, anche se questa persona ha commesso un grave sbaglio che sono certa sta pagando ogni giorno col dolore dell'anima. Certo sono molto addolorata che mio zio non ci sia più e di questo non so farmi una ragione, ma non me la prendo neppure con Dio, penso che lui sa e vede tutto e forse ha voluto risparmiargli altre sofferenze future che noi non conosciamo. Non interferisco col disegno. lo accetto. Da qui però a dire a mia zia che deve essere lieta perchè ora suo marito è più felice nell'aldilà ce ne corre, mi sembrerebbe un insulto. Un caro saluto. B

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