lunedì 21 settembre 2009

Incongruenze

È una cosa strana quella della morte che arriva così...della guerra vissuta così.


Ricordo il video di una  giornalista spagnola che vidi  circa 3 mesi fa...per la prima volta  capii che i nostri soldati erano in guerra...si ...perché questo erano le immagini davanti ai miei occhi...silenziosa agghiacciante incredibile guerra:


un fortino sperso da qualche parte in Afghanistan... dentro i nostri militari... spari dappertutto... voci concitate... una telecamera  immobile che riprende una scala...soldati vicinissimi che a tratti si intravedono...urlano di spostarsi...via via...via via...gli spari da fuori a scroscio...mitragliatrici...inframmezzati da  parole urlate in italiano


A quelli come me... che alla guerra non ci vogliono pensare... che l’idea delle armi gli fa ribollire il sangue al punto che dà fastidio anche vederle nei film...e se li guardi è per non limitarti perché in fondo fa  parte di un minimo d’informazione...per quanto può essere informazione un film...rendersi conto tutto d’un colpo che dei ragazzi tuoi connazionali sono a fare la guerra...è un brutto risveglio.


Premetto che a me piace la realtà. In senso  concettuale intendo. Ho bisogno di ancorarmi alla realtà per terribile che sia. Io che tendo spesso  a sollevarmi al vento di mille sogni nella realtà trovo la salvezza.  E a volte “sporcarsi un po’ le mani”  con le brutture del quotidiano ti fa bene, un po’ come la sana sculacciata al momento giusto. Ma questo no.  Trovi pezzi della tua realtà in mezzo a qualcosa che ripudi con tutto te stesso e speravi di non vedere mai.


E mi tornano in mente i racconti di mio nonno che ha fatto la prima guerra e poi il partigiano in Val d’Orcia, e di mio padre e mia zia e della fame patita, della tessera che non bastava o le patate mangiate per un anno intero ringraziando iddio che quelle almeno riempivano la pancia, della guerra in Libia di mio zio e dei suo 7 anni di prigionia nell’allora Ceylon, insomma racconti che sapevano quasi di leggenda e che riecheggiano  ora con un senso di realtà diverso e nuovo.


Sensazioni contrastanti in mezzo a questi pensieri odiosi che mi assalgono ultimamente.
Perlopiù  perché sono pensieri inutili...intanto perché li tengo per me...poi perché non si traducono in azione...e infine perché se anche volessi agire in qualche modo non saprei che fare  di veramente incisivo. Posso cambiare il mondo? Posso impedire che gli uomini trovino mille scuse per farsi la guerra e uccidersi  con tutto l’orrore che questo comporta? No, certo che non posso, ma sapere che non è colpa mia non mi fa sentire meglio, anzi.  Perché penso che in fin dei conti io vedo solo la punta di un iceberg, ma la vera realtà di quello che è una guerra la sa solo chi la vive in prima persona, in "trincea", in mezzo agli spari, all’orrore. Ed è difficilissimo da accettare che accada tutto a due passi da casa tua. 


Mi chiedo, ma come si fa a non pensarci?


Poi ne muoiono altri 6, giovani che molti potrebbero essere miei figli, non hanno ancora vissuto niente della vita  ma laggiù hanno visto il peggio, e ora è tutto finito per loro.  E penso che questo modo fa schifo, la guerra fa schifo, la politica fa schifo, le major, l’industria bellica, tutto fa schifo.


Ma insieme all’orrore mi scende dentro  anche una spirale di pensieri a catena, su  perché quei ragazzi fossero lì. Perché questa non è più la leva, prima di partire per la missione questi  ragazzi hanno firmato per fare i soldati.  Per scelta.  Si sono addestrati, ci hanno creduto.  Una passione, di più, un ideale, altissimo, forte, al punto da rischiare la vita.  E mi dico che certo avrebbero preferito vivere ma forse per loro morire così ha un senso, e per questo deve averlo anche per noi.  E’ in questo modo credo, che dobbiamo mostrare il rispetto che si meritano, smettendo di discutere se è giusto o meno quello che hanno fatto.


La guerra è ingiusta ma loro erano lì per loro scelta personale, per difendere  una causa altissima, e nessuno di noi sconosciuti  che con loro abbiamo condiviso solo la cittadinanza, ha il diritto di giudicare. Io personalmente mi sento di ringraziare, per questo gesto estremo di generosità, anche se non condivido le motivazioni, anche se odio la guerra.  Li ringrazio.


Oggi  poi, vagando in Internet tra le notizie, mi è capitato di leggere il nome di Gianfranco Paglia, e spinta dalla curiosità mi sono informata sulla sua vicenda.  Ammetto di aver sempre guardato ai firmatari come a una specie di esaltati, spesso di matrice fascista, in particolare tra i parà della Folgore, gente in cerca di una causa a cui votarsi per vivere, o di un modo per "giocare" al soldato, per maneggiare le armi.  Confesso di non avere mai, in tempo di pace, pensato a loro con rispetto, anzi. Credo di essere stata estremamente cieca ed ingiusta.


Al di là delle convinzioni personali, delle ideologie politiche e culturali, ascoltare Gianfranco Paglia mi ha fatto sentire una sciocca presuntuosa superficiale ignorante. Dopo avere letto a lungo  ho cercato il video di Ballarò e lì ho sentito parlare un giovane uomo  che non smanica per farsi ascoltare, (e questo già fa specie dato che è deputato Pdl), ma che anzi si esprime con modestia e dignità, parco di parole soprattutto sulla sua condizione di eroe nazionale (e ne abbiamo così pochi, diciamocelo).   Non c’era niente di esaltato in lui, mi ha ricordato (passatemi l’abbinamento  quasi blasfemo), Papa Woytila, per quella fede che trasudava dalle sue parole pacate e che trasmettevano forza e, in qualche modo, serenità.  


Ecco, questo mi ha fatto riflettere. E’ di questa fede che dobbiamo avere rispetto, di chi crede in qualcosa così profondamente, con grande fervore e dignità, così intensamente al punto da dare la vita. L’onestà, la lealtà, l’onore, sono valori cosi rari da trovare, meritano rispetto, sempre e comunque.


La guerra fa schifo ma non facciamo demagogia sui caduti. Stiamo zitti, rispettiamo il loro sacrificio e per le lotte politiche usiamo altri argomenti.  



3 commenti:

  1. La guerra è la sconfitta della ragione che soggiace alla barbarie. La guerra è una conseguenza. Non è la causa. L'uomo non vuol cambiare e tutte le storie finiranno allo stesso modo.

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  2. Sono d'accordo ma credo anche che si completa ciò che si è iniziato.  La guerra non è mai decisa dalle popolazioni ma sempre da pochi che ci trascinano dentro. Ma ormai ci siamo, perchè missione di pace o altro poco cambia, sempre guerriglia è. E lo dico con tutta la rabbia che posso contro questo  fetido meccanismo che porta gli uomini ancora oggi a dichiararsi guerra dalle loro poltrone mandando altri al macello. Ma dico anche che ormai ci siamo e non si scappa perchè alcuni sono morti. Lo sapevamo anche prima che sarebbe successo, lo sapevamo che si faceva sul serio e non c'è importato. Unitile ora dire torniamo a casa, lì si muore. E soprattutto non sbraniamoci tra correnti politiche usando i morti per avere ragione. Questi sono i morti di tutti, non hanno colore se non quello italiano. L' uomo può non cambiare ma la decenza si può imparare, almeno quella. B

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  3. Io non sarei tanto convinta che siano tutti eroi pieni di buoni ideali.
    Credo che la maggior parte di loro siano li solo perchè hanno una bella paghetta.
    Anche quello che abita accanto a me fa parte delle truppe che vanno li, ma a vedere da come e da cosa lascia sulle scale quando entra in casa, non mi sembra molto interessato al prossimo!!!

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